Nel Tardo Medioevo, cominciano a strutturarsi dei mobili chiusi, nei quali venivano riposti i volumi, soprattutto all’interno dei conventi.
Durante il Rinascimento, non esisteva un mobile vero e proprio dedicato ai libri, ma all’interno dello stesso contenitore, venivano inseriti anche altri oggetti.
E’ solo con la diffusione dello scritto, che si ha una vera e propria evoluzione; vengono infatti creati mobili con pedane e scansie, all’interno un leggio ed un ripiano per la scrittura.
C’è da notare che la diffusione delle librerie procede di pari passo con l’evoluzione della cultura e dell’istruzione.
E’ per quello che all’inizio le troviamo solamente all’interno delle biblioteche di conventi o di case signorili.
Le librerie inizialmente erano caratterizzate da ante, sostituite poi dai vetri, o con tende che impedivano la visione delle scansie.
E’ solo nel XVIII secolo che vennero ideate le antiche biblioteche aperte.
Degne di nota, tra queste, quelle francesi e quelle veneziane, naturalmente in legno intagliato, intarsiato o laccato.
Con l’inizio del XIX secolo, le librerie diventano di uso comune e le ritroviamo all’interno di numerose abitazioni; molto spesso il mobile si presentava strutturato su due piani, con i ripiani nelle parte superiore e le ante nella parte inferiore. Diventava quindi un mobile di casa, abbinato agli scrittoi ed alle scrivanie.
Le decorazioni risultavano molto più semplici, ma il mobile veniva abbellito dalla presenza di legno pregiato e talvolta dal bronzo.
Nel XX secolo si diffonde maggiormente, seguendo gli stili dell’epoca: Liberty, Deco, Modernista, passando per le Librerie di Borsani e Albini a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, fino a giungere a Sottsass e Ron Arad.