Maioliche Antiche - Antiquares
4433
page-template-default,page,page-id-4433,theme-antiquares,woocommerce-no-js,ajax_fade,page_not_loaded,,qode_grid_1300,side_area_uncovered_from_content,vss_responsive_adv,footer_responsive_adv,qode-content-sidebar-responsive,columns-4,qode-theme-ver-10.0,wpb-js-composer js-comp-ver-4.12,vc_responsive,elementor-default,elementor-kit-32676

Maioliche Antiche

Antiquares si offre di valutare le vostre maioliche antiche.
Siamo membri dell’AAI, Associazione Antiquari Italiani, operando con passione e serietà nel settore, da più di quindici anni.

Se avete maioliche antiche da farci valutare non esitate a contattarci al n.340/8110226 oppure inviateci delle foto al nostro indirizzo mail:antiquares@gmail.com avendo cura di fornirci ogni notizia utile sull’oggetto. Oppure potete compilare in ogni sua parte il form relativo.
Restiamo a Vostra disposizione per ogni chiarimento, garantendoVi massima serietà e discrezione.

 

Storia della maiolica.

Le maioliche si caratterizzano per avere un corpo ceramico poroso, rivestito sovente da uno smalto di stagno.
L’utilizzo della maiolica serviva anticamente a produrre oggetti, che adornavano le case dei ricchi, quali brocche, piatti, recipienti colorati.
L’area di maggior diffusione delle Maioliche è stato il Mediterraneo, con il suo clima caldo ed il terreno asciutto.
I mercanti di Maiorca furono i primi a diffondere i loro manufatti, dallo stile piuttosto tipico e particolarmente ricercato.
Nel corso dei secoli poi, questo stile, subì diverse evoluzioni.
Le tecniche imparate durante il Rinascimento, e l’esportazione dei manufatti cinesi, contribuirono infatti al cambiamento del gusto.
In Francia, le Maioliche vengono definite “faïence”,  in onore di Faenza, una delle città più produttiva.
Faenza era una città-stato, guidata dalla famiglia Della Rovere.
La bottega del Conte Fermiani fu una delle più produttive della città.
La produzione italiana non si limitava però a Faenza: sia lungo l’Arno, in Toscana, che, lungo il Tevere, si svilupparono altri centri di produzione. Da ricordare la maiolica di Deruta, fiorita intorno al Seicento, ma anche quella di altre cittadine in Umbria, quali Gualdo Tadino e Gubbio, note per la produzione di maioliche molto colorate e pregiate, rifinite con smalti, simili al rubino ed all’oro.
In Toscana, molto note furono le Maioliche di Sesto Fiorentino, di Firenze e soprattutto di Montelupo Fiorentino, dove gli artigiani, con il loro gusto ed il loro estro, trovarono terreno fertile per la produzione (ed esportazione) di maioliche. Alcune di queste opere sono esposte al Metropolitan Museum of Art di Londra.

Approfondimenti e brevi cenni storici sulle maioliche

Si ritiene che li prime ceramiche provengano dall’Oriente, anche se, quasi sicuramente, le prime opere in terracotta sono di età preistorica. Da principio, i vasi erano realizzati a mano. Solo successivamente fu inventato il tornio: in origine abbastanza rudimentale, con l’evoluzione, arriverà alla struttura a pedale, manovrato direttamente dall’artigiano. Alcuni millenni prima di Cristo, le procedure basilari erano già note: se da un lato la procedura di cottura in forno era già conosciuta, dall’altro, rimanevano ignoti la decorazione dei manufatti e la loro impermeabilizzazione. Si parla già in epoca antica della tecnica dell’ingobbio, tramite la quale si ricopriva l’oggetto di un sottile strato di terra, che consentiva l’incisione. In Mesopotamia, per la prima volta, nacque poi la tecnica della vetrificazione.

La nascita delle maioliche

Il termine maiolica racchiude tutto quei manufatti ceramici, che vengono sottoposti a trattamenti di smaltatura stannifera.
Nel Medioevo, l’isola di Maiorca divenne il più importante centro portuale di tutto il Mediterraneo. Sulle coste italiane, arrivavano una miriade di manufatti, proveniente dall’isola, che si trovava ancora sotto l’influenza islamica.
Gli islamici avevano inventato una nuova tecnica, l’invetriatura: in pratica i manufatti erano realizzati con ceramiche di pregio, rivestite da uno strato vetroso, che oltre a garantirne l’impermeabilizzazione, le rendeva lucenti, quasi metallizzate. Queste ceramiche che erano chiamate “maioriche” o “maioliche” giunsero in Italia, influenzando le nostre produzioni.
Gli artigiani locali infatti apportarono ai propri lavori le modifiche suggerite da queste maioliche delle Baleari.
Dal ‘300 in poi, in Italia, si cominciano pertanto a diffondere ceramiche con l’utilizzo di ossido di stagno, che permetteva di colorare di bianco opaco i prodotti. Con il passare del tempo le tecniche si affinano sempre di più, con l’utilizzo di argille depurate e filtrate. La modellazione avviene per mezzo di un tornio.
Dopo una prima fase di essiccazione, vengono cotte una prima volta in forno, verniciate poi con lo smalto stannifero, vengono cotte una seconda volta, con una temperatura oscillante tra gli 800 e i 900°.
Alla fine di questo processo nascono le maioliche.
Le maioliche sono note anche per la loro cromaticità.
La gamma dei colori inizialmente era limitata, in quanto non tutte le cromie resistevano alle temperature dei forni.
Esistevano pertanto solo il verde ramina ed il bruno di manganese.
Solo successivamente, vennero introdotti il giallo ferraccia ed il blu cobalto.
Nel Quattrocento, nell’Italia centrale, si sviluppano dei centri, in cui nasce la tecnica “a zaffera in rilievo”, per definire le pennellate di blu sulla superficie smaltata.
Il blu cobalto divenne da allora preminente nella colorazione delle ceramica, anche per la sua resistenza fino a temperature di circa 1200°.